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Trail e Pedagogia: un felice binomio rigenerante

Trail e Pedagogia: praticare la Corsa in Natura ed essere un pedagogista si è rivelato un binomio interessante e piacevole. Un binomio che è divenuto promotore di benessere e serenità, che passa per la fatica fisica ed una riscoperta di luoghi meravigliosi e sorprendentemente vicini.

Cos’è la Corsa in Natura o Trail? Quando parlo di corsa in Natura, molte persone, sgranando gli occhi, mi dicono che correre in montagna è tosto e che non riusciranno mai a fare tanto dislivello. Da queste risposte ritengo sia necessario fare un po’ di chiarezza. Fare Corsa in Natura, NON vuol dire necessariamente fare delle skyrace, ovvero salite con pendenze mostruose da avere le ginocchia in bocca. Certo, macinando un po’ di dislivello, si possono ovviamente ammirare panorami meravigliosi, MA la corsa in Natura è anche una semplice corsa collinare su una strada sterrata che si srotola in un bosco di faggi.

Parliamo di Pedagogia: chi è il pedagogista? bene, mi defilo serenamente lasciandovi il compito di andare a leggervi due righe sull’essere pedagogisti e sul ruolo che abbiamo a questo LINK.

In  un vecchio articolo citavo uno studio svolto in un ospedale: si era riscontrato che i malati alloggiati nell’ala che ‘guardava’ su un fitto bosco presentava un tasso di buon umore maggiore ed un tasso di guarigione più elevato. In sintesi, lo studio aveva poi rivelato che natura, alberi e fauna permettono al cervello di ‘rallentare’ e godere maggiormente di quanto c’è attorno, nonché di assaporare meglio la vita e, aggiungo io, se la vita mi piace di più, faccio il possibile per restarci attaccato, più o meno consciamente.

Questo binomio è stato positivo per me, può esserlo anche per altri.

Proprio da questo pensiero nasce Maurizio Seneci – Pedagogia e Sport, l’obiettivo è quello di permettere alle persone di avvicinarsi all’ambiente Natura, farlo in totale sicurezza apprendendo i metodi e le tecniche necessarie, approfondendo l’aspetto di benessere emotivo e mentale. La natura del Trail Running non permette di mantenere una corsa costante e ‘obbliga’ l’avventuriero a fermarsi più volte: talvolta per ammirare panorami stupendi, talvolta per riprendere un po’ di forze. Proprio questa andatura permette di soffermarsi ed avviare un dialogo continuo tra l’istruttore/pedagogista ed il cliente.

La possibilità prendere maggiore consapevolezza di quanto ci sta attorno, permette di approfondire come stiamo. Quanto far emergere resta comunque una discrezione del cliente.
La presa di coscienza della fatica di gambe, cuore e testa durante la corsa in natura aiuta a riprendere coscienza del corpo, delle emozioni e della mente. Essere accompagnati in questo processo, attraverso metodi e tecniche di ascolto riflessivo,  favorisce in modo esponenziale un benessere generale della persona.

Praticare trail vuole anche dire affrontare fatiche e problematiche più o meno calcolate a cui è necessario trovare rimedio, sviluppando così buone capacità di Problem Solving da “riprodurre” nella vita reale. Punto di forza della corsa in natura è la necessità di scontrarsi con fatiche e difficoltà, ma anche frustrazioni e ‘sconfitte’. Riprendendo il concetto di abbandono della “comfort zone”, in queste avversità, con il giusto accompagnamento è possibile sviluppare resistenza e resilienza. Tornare da un trail di 20, 50 o 100 km permette di affrontare le avversità della vita comune con una prospettiva diversa.

Sarete sempre Voi, ma sarete capaci di allargare lo sguardo, ammirare nel profondo, e soprattutto riuscirete a riconoscere le vostre competenze per costruire soluzioni.

Maurizio S.

2022-02-24T16:24:23+01:002 Ottobre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Istruttore di Trail Running: chi è costui?

L’istruttore di Trail Running

“L’istruttore di Trail Running è una figura importante per chi si avvicina al mondo del Trail e non ha la minima consapevolezza di cosa vada a fare.” Quello che avete appena letto è uno dei tanti luoghi comuni circa il professionista in questione. Potremmo dire che, tale definizione contenga una parte di verità ma è altrettanto vero che tale visione sia po’ limitata (…e anche un po’ limitante!).

Innanzi tutto è necessario sottolineare che l’istruttore di Trail Running è una figura formata e riconosciuta dall’Ente di Promozione Sportiva ASC Sport. Aderendo a questa formazione non si acquisiscono le basi per divenire preparatori atletici, guide alpine o ambientali, ma si apprendono metodi e tecniche per accompagnare in totale sicurezza chi vuole avvicinarsi alla disclipina del Trailrunning.

Andando più nello specifico, quali sono le competenze necessarie per affrontare il trail?

-conoscenza e utilizzo appropriato di materiale tecnico;

-orientamento e utilizzo GPS;

-meteorologia;

-autogestione in ambiente naturale;

-conoscenza dei propri limiti e delle proprie capacità.

Molti runner si iscrivono a Trail e Ultra Trail ed affidano totalmente la loro vita nell’organizzazione della gara che, spesso, è strutturata in modo eccellente. Ciò può essere corretto se si vive il proprio essere Runner dal punto di vista di “pago per un servizio”,  ma può essere poco corretto, o quantomeno discutibile, se si sposa l’idea e il senso di “Spirito Trail”.

Ritengo che, per quanto siano ben organizzate le competizioni Trail e per quanto sia sempre ben gestita l’emergenza, chi si approccia all’ambiente Naturale debba acquisire qualche consapevolezza in più.

Per stare in tema di competizioni, per quanto possa essere assurdo, mi è capitato di presentarmi ad alcuni Ultra Trail, in cui era richiesto di percorrere tutto il tracciato seguendo una traccia GPS e vedere trailrunner di alto livello incapaci di utilizzare il proprio orologio GPS.
Se penso, invece ai Trail Autogestiti, ritengo che la consapevolezza di quanto si sta per affrontare sia fondamentale e necessaria in quanto la troppa approssimazione comporta dei rischi importanti.

Come scritto poco fa risulta fondamentale sapere come muoversi in luoghi impervi con il giusto equipaggiamento, valutare le condizioni meteo, sapere come orientarsi ed utilizzare la strumentazione ed è in questo frangente che l’Istruttore di  trailrunning assume un ruolo utile a molti neofiti (e non solo visto l’esempio di poc’anzi) di questo sport poco abituati al movimento in contesti difficili.

Maurizio S.

2022-02-24T16:24:38+01:0029 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Trail Running School

Trail Running School

Corso di Trail Running per Amatori

Condotto dal Coach Maurizio! Pedagogista sportivo, istruttore di Trail Running ed appassionato di Ultra Trail.

Allenarsi in Gruppo, guidati da un istruttore preparato, è il modo migliore per tenersi in forma divertendosi creando un gruppo di amici animati dalla stessa passione.

Il corso di Trail Running ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di tecniche di corsa corrette per affrontare al meglio l’ambiente Naturale, inoltre è il modo migliore per tenersi in forma senza incorrere in infortuni dovuti ad un approccio scorretto.

Il corso prevede, oltre al potenziamento specifico per affrontare la corsa in Natura,  l’approfondimento delle seguenti tematiche:

  • Materiale tecnico ed utilizzo (hydrobag; bastoncini, zaino, SOSBag etc)
  • Tecniche di corsa in salita e in discesa
  • Abbigliamento Tecnico
  • Strumenti per la localizzazione

Quando? E Dove?

Gli allenamenti si terranno da ottobre 2017 a giugno 2018

il terzo GIOVEDI’ del mese : presso la pista di atletica di Gussago dalle 19.00 alle 20.00

la prima DOMENICA di ogni mese: concorderemo di volta in volta un luogo adatto a scoprire nuovi sentieri e testare sul campo quanto appreso durante l’allenamento.

Prima lezione di

PROVA GRATUITA: 19 OTTOBRE 2017

Quanto Costa?

€ 70 bimestrale;

€ 240 stagione completa.

A tutti i partecipanti verrà offerta una maglia tecnica della “Trail Running School”!

Segui l’evento su Facebook

Per ISCRIZIONI e INFORMAZIONI:

maurizio@seneci.com

3283353417

Oppure

2022-02-24T16:24:53+01:0019 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

RUNNING SCHOOL: Start & Goo

Running School START & GOO
Corso di Running per Amatori

Condotto dal Coach Maurizio! Pedagogista sportivo, istruttore di Trail Running ed appassionato di Ultra Trail.
Allenarsi in Gruppo, guidati da un istruttore preparato, è il modo migliore per tenersi in forma divertendosi e creando un gruppo di amici animati dalla stessa passione.
Il corso di Running ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di tecniche di corsa corrette per Allenarsi senza incorrere in infortuni dovuti ad un approccio scorretto.

Il corso è rivolto a due categorie:
RS _ START: per chi vuole iniziare a correre e conoscere questa disciplina.
RS _ GOO: per chi ha già iniziato e vuole migliorare prestazione e tecnica di corsa

Quando?

Gli allenamenti si terranno tutti i Lunedì da ottobre 2017 a giugno 2018!

Prima lezione di

PROVA GRATUITA: 16 OTTOBRE 2017

Corso START _ Lunedì 18.30 – 19.30

Corso GOO   _ Lunedì 19.45 – 21.00

Dove?

Ci alleneremo e lungo Pista ciclabile del Mella,

partenza  da Via Guglielmo Oberdan, 126 BRESCIA

Alcuni allenamenti verranno effettuati in Pista di Atletica

Quando e Quanto Costa?

€ 60 bimestrale;

€ 200 stagione completa.

A tutti i partecipanti verrà offerta una maglia tecnica della “Running School”!

Per informazioni
Maurizio 3283353417
maurizio@seneci.com

oppure

2022-02-24T16:25:00+01:0018 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Natura, in viaggio per scoprirne Regole e Limiti

Natura, in viaggio per scoprirne Regole e Limiti, mi fa riflettere e mi ricorda un’affermazione che ho letto su un sito:

“Il viaggio, soprattutto in natura, è scoperta, novità, visione inaspettata. E’ anche l’imprevisto che ci costringe a condividere il tetto di un alpeggio con lo sherpa o la yurta con un pastore kirghiso. Sono i momenti di un‘esperienza vera e intensa a contatto con il mondo che ricompensano alla fine della fatica e del disagio. Perché “Into the wild” non è solo il titolo di un bellissimo film, ma è una vera e propria filosofia di vita”

Manuel Lugli

Into The Wild, come nel film, ma nella realtà!

Ultimamente ho avuto la possibilità di confrontarmi su un social network circa l’argomento “Natura”.

Ci sono state due occasioni che hanno risollevato questo tema: l’uccisione dell’orsa Kj2 in Trentino (puoi leggere quanto successo QUI), avvenuta il 14 agosto 2017, e il cinguettio di Kílian Jornet i Burgada (scialpinista e fondista di corsa in montagna spagnolo, specializzato nell’ultratrail) sull’obbligo di materiale specifico per salire sulle vette.

Quanto successo nelle ultime settimane mi fa pensare a cosa si può osservare a monte degli eventi tragici che si possono sentire e vedere ormai ovunque (e qui si potrebbe aprire un altro capitolo). Paura e consapevolezza, a mio avviso non sono passati di moda, ma è la necessità che “tutti possano permettersi tutto” a farla da padrone.

Alcuni alpinisti o trailrunner hanno espresso la propria opinione rispondendo ad un Mio Post, l’hanno condivisa serenamente, pertanto ho potuto estrapolare questo pensiero:

“Credo che alla fine di tutto ciò si possa dire che la gente dovrebbe prendere più consapevolezza di quello che fa e, siccome non tutti sono in grado, le regole (forse) possono aiutare, anche se questo può sembrare un ulteriore strumento per rinchiudere le persone. Di certo il gesto di K.J.B., sicuramente una provocazione forte, può, da un lato, ricordare che È NECESSARIO SAPER USARE I MATERIALI IN DOTAZIONE, ma soprattutto sapere andare in montagna, dall’altro potrebbe risultare un’icona infelice da emulare.

Credo che le provocazioni siano proprio questo. Credo che stia a Noi scegliere cosa fare e, forse, farlo anche grazie a questa discussione che magari potrebbe essere fatta leggere a chi in montagna ci va una volta l’anno (come qualcuno ha citato)”

Mi piacerebbe mettere l’accento sulle prime tre righe, e ancor più sul pezzo in cui ritengo che le persone assumano la consapevolezza di ciò che fanno.

Nel post, come anche nelle righe sopra, ponevo il problema di non accettare più i limiti, di potersi permettere tutto, a tutti i costi. E, purtroppo, a volte il costo più caro è la propria vita.

Ma che differenza c’è tra la morte in parete di un alpinista esperto e quella in un crepaccio di un turista in espadrillas?

Beh, Sorella Morte, non vede nessuna differenza. Noi possiamo proprio osservare che la differenza sta nella consapevolezza.

Il primo è consapevole che può succedergli qualcosa, forse ha anche paura, ma fa di tutto per riuscire in ciò che si è prefissato di fare.

Il secondo, è in balia degli eventi. Non vede ad un palmo di naso e, probabilmente vuole annoverarsi il titolo di essere stato in quel luogo e basta.

Trasmettere questa consapevolezza a chi viene dopo di noi o viene con noi è fondamentale.

Purtroppo il concetto di ‘limite’ è un po’ dismesso dalla società di oggi, ma è fondamentale sia nell’educazione dei nostri figli che di tutti i fruitori di madre terra.

Mauro Corona e Reinhold Messner hanno espresso due pareri perfettamente contrari rispetto a quanto successo alla povera Kj2. Non credo sia importante decidere chi dei due abbia ragione o meno anche se non vi nascondo che io sto con Corona: ho corso diversi giorni in quelle zone, mettendo in atto una serie di accortezze per non trovarmi faccia a faccia con il plantigrado anche se, così facendo, sapevo che non avrei potuto ammirare nemmeno un capriolo, ma credo sia importante capire che effettivamente le zone antropizzate sono ormai troppe. Il problema dove sta? Forse proprio in quest’ultima affermazione.

Non ho di certo una soluzione, ma per certi versi mi vien da dire che, se metto in moto delle strategie per rispettare la natura, questa fa il suo corso e l’orsetto torna da solo, e non serve riportarcelo per poi abbatterlo.

MA, e c’è sempre un MA. Devo accettare cosa vuol dire rispettare la natura. L’orsetto non posso accarezzarlo. Punto. Quindi non sarà una scusa per attirare più turisti, perché altrimenti metto in moto un doppio gioco mortale, perché prima o poi o il bipede o il quadrupede compirà l’ultimo viaggio.

Rispettare la natura, vuole anche dire accettare come lei si gestisce e quali sono le conseguenze.

Giusto per comprenderne il significato, guardatevi questo video.

Due vicende lontane, forse, ma che ci ricordano e ci mettono dinnanzi ai nostri Limiti.

La natura ha le sue regole.

Ci impone dei limiti.

Noi siamo parte della natura. Non dobbiamo tornare cavernicoli, ma possiamo continuare a rispettarla e ad accettare i suoi paletti ed i nostri limiti.

Maurizio S.

2022-02-24T16:25:07+01:0011 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Allenamento Trail al “Gus Trail” di Gussago

Beh, prima della partenza, ecco una simpatica introduzione che può dare una chiara spiegazione circa l’approccio alla serata, posso sicuramente anticipare che è stata una festa piacevole e soprattutto un ottimo Allenamento con Marino.

Nigth Trail – Gus Trail Gussago – Gara non competitiva, ma con materiale umano, tra i concorrenti, non indifferente.
Il percorso è a forma di ” 8 ” che si inerpica tra i vigneti della zona di Gussago verso i santuari di San Rocco e della Stella.

Alla partenza si vede subito chi sarà l’uomo della situazione: un concorrente parte ad un ritmo poco sotto i 4’/km.
Dopo aver valutato perfettamente il tracciato e la modalità di approccio, nei minuti precedenti al via della competizione, il suggerimento di Marino è quello di iniziare con calma e proseguire con un lento allungo. Bastano i primi 300 mt per capire che il ritmo è decisamente basso: l’uomo della situazione di cui sopra, fa gola e gli si sta a debita distanza. Avanti così, il divertimento è assicurato!
Marino tiene il ritmo e trascina altri 3 concorrenti (compreso me) all’inseguimento del solitario in testa che, nonostante il nostro buon ritmo, pian piano continua a prendere margine. Al 4° chilometro, in salita, vengo distanziato leggermente ma rientro nel gruppo non appena scolliniamo al santuario della Stella. Che panorami meravigliosi, la Franciacorta con i suoi vigneti e i santuari illuminati all’orizzonte.
La discesa si effettua sulla pista di downhill bike.. e qui mi difendo bene.
Marino continua a tirare e distanziamo gli altri due trail runner. Guadagniamo molto terreno e siamo in testa (consapevoli che l’uomo della situazione sarà già arrivato!) ma, al Decimo chilometro, qualcosa non torna. Rapido controllo sui GPS e ci rendiamo conto che all’incrocio non abbiamo seguito il bivio giusto.

Poco importa. I minuti successivi sono un continuo ritrovare concorrenti che si domandano dove sia la strada.
Il morale è alto e spiritoso: consapevoli di aver perso un occasione ma certi di aver fatto, e di continuare a fare, un ottimo allenamento. Finalmente, dopo aver ripercorso qualche chilometro, riusciamo a riprendere la retta via, ovvero, la strada per la Civiltà, e scendiamo a Cellatica. Da qui è tutto più semplice e giungiamo a Gussago senza alcuna difficoltà.
14 km abbondanti e qualche centinaio di metri di D+, divertenti ed emozionanti.

Se vuoi info sul tracciato eccole QUI

Maurizio S.

ecco qui, invece, i due ceffi alla fine del percorso…

2022-02-24T16:27:17+01:0028 Agosto 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Resilienza: quando l’allenamento diventa Resilient-Training

Resilienza, ancora resilienza, ne abbiamo già parlato, quindi, non starò di certo qui ad esporvi nuovamente cos’è, ma voglio solo condividere con Voi un breve allenamento che, a mio parere, si è trasformato in un piccolo Resilient-Training.

Ore 18.30. Gardone Val Trompia.

Finisco di lavorare e penso alla corsa che finalmente riuscirò a fare. L a seduta dal fisioterapista della sera precedente mi ha particolarmente provato e, su consiglio del professionista, decido di abbandonare l’allenamento in salita e mi preparo a macinare un po’ di chilometri senza troppo dislivello. Penso ad una quindicina, per non esagerare.

Ore 19.00 preparo tutto il materiale necessario. Voglio correre quasi tre ore, con calma:

In poco tempo sono a valle. Comincia la pista ciclabile che mi porterà a casa.

Ore 22.00. 20 km di soddisfazione.

La resilienza è anche riconoscere i propri errori per agire diversamente successivamente, ma anche non lasciarsi prendere dallo sconforto (beh, non ero nel deserto in pericolo di vita, ma avrei potuto annullare un allenamento e perdere un’occasione!) e trovare strategie per risolvere i piccoli affondi (l’acqua, la pila, etc.).

Bene così!

#inviaggioversoisogni godendo delle bellezze che la natura ci offre.

Maurizio S.

  • Zainetto
  • Borraccia con Sali
  • Frontale
  • Paravento
  • Maglietta
  • Frutta secca
  • Bottiglia di acqua per Ariel
  • GPS-SpotGen3
  • Fischietto
  • Telo d’emergenza

Il terreno che incontrerò sarà un misto e misto bagnato. La scelta delle scarpe verte, quindi, sulle MT2: calzata comoda, suola con un buon grip, ma soprattutto più adatta ad affrontare il fondo di una ciclabile, i tratti, seppur brevi, di asfalto, ma anche terreni accidentati e fondi bagnati.

Ore 19.30 si parte.” Litigo” 10’ con il GPS che non risponde alle mie volontà.

Mi rendo conto che devo impostare meglio la strumentazione. Riesco finalmente, tra un sorsetto di acqua e un’imprecazione a mettere tutto in moto. Ora tocca alle gambe fare il resto. Correndo da solo e per parecchio su sentieri poco battuti ritengo fondamentale utilizzare strumenti per essere rintracciato o per lanciare l’allarme in caso mi succeda qualcosa. Facendo sempre l’impossibile per far sì che questo non avvenga. Così mi affido allo SpotGen3.

Parto. Percorro i primi 750 metri, contento. All’inizio sembra sempre facile. Il corpo risponde bene. Sento però che manca qualcosa. Lo zaino è poco bilanciato. Faccio un check. Penso a come idratarmi e soprattutto a dove recuperare con la frutta. Ho tutto in testa. Ecco, quasi tutto. Lo sguardo scende sullo spallaccio e comprendo il motivo dello sbilanciamento:: la borraccia è rimasta sul muretto dove avevo sorseggiato un po’ d’acqua mentre sistemavo lo Spot.

3 ore senza acqua non è il massimo, ma tornare vorrebbe dire rincasare molto tardi. Ricordo dell’acqua di scorta per Ariel e, soprattutto che c’è un punto d’acqua poco dopo la metà del percorso.

Pazienza, prima di questo punto  la condividerò con Ariel.

Arrivo a Sarezzo (BS), passando sulla ciclabile che costeggia il fiume Mella. Sono  abbastanza veloce, sono contento e comincio la salita verso la località Castello. Mi rendo però conto che verrà buio prima del previsto, anche perché non riesco a non fermarmi ad ammirare i luoghi che sprigionano i miei ricordi. Sentieri e luoghi che frequentavo da piccino.

Il Castello è una vecchia cascina caratterizzata da un fascino intramontabile, nonostante ormai sia Pian piano corrosa dal tempo. Dietro questa splendida casa che si affaccia sulla valle c’è un enorme prato e, non appena mi accingo ad attraversarlo mi accorgo che vi è un recinto che mi sbarra la strada. Intravedo un puledro, che mi guarda un po’ sospettoso. “Bello!”, penso, ma la mamma dov’è? Ammetto che un pizzico di preoccupazione mi sale lungo la schiena. La vedo e, rendendomi conto che sta mangiando serenamente esco dal recinto. Estraggo due fruttini e li chiamo. La loro curiosità non li trattiene e la preoccupazione lascia spazio ad un piccolo momento tanto magico quanto  dolce.

Bene, alzo gli occhi al cielo, i colori delle nuvole mi ricordano che devo muovermi con un ritmo basso.

Decido di salire fino alla località Lobartél per fermarmi e prepararmi all’oscurità imminente.

Arriva proprio in questa sosta una piccola doccia fredda. La frontale non funziona se non per 15”. Le batterie erano nuove, ma evidentemente è rimasta accesa. Bastano pochi minuti per abbandonare il pensiero e l’imprecazione contro una sfiga che si è accanita nei miei confronti e riconoscere il mio errore: prima di partire non ho controllato il funzionamento, forte del fatto che avendo messo le batterie nuove pochi giorni prima, non fosse necessario.

Poco male, cercherò di essere più veloce per fare un tratto più breve al buio.

Il concetto di velocità si scontra con la voglia di ammirare il panorama, il bosco, ascoltare i rumori che la natura ci concede durante l’imbrunire e così mi ritrovo al Presepe della Valle di Sarezzo con poca luce. Per fortuna gli alpini hanno fatto un meraviglioso sentiero e, nonostante la luce continui a calare, riesco ad arrangiarmi. Devo raggiungere località Grassi e poi scendere per la val Vandeno. Non è molto, ma una volta sceso gli ultimi 3 km sono sulla ciclabile e, quindi sicuri, ma devo ancora arrivarci.

Perdo qualche minuto nel bosco rispondendo ai richiami degli animali notturni. È meglio muoversi, nei tratti di sentiero in cui il bosco è più rado ed è possibile tenere un buon passo.

Strategie da trovare.

Il buio è ormai calato. Mi basterebbe una fievole fiamma per scorgere meglio il sentiero e, siccome non dispongo di una lanterna a carburo, penso che il telefono possa assolvere egregiamente a questo compito. Unica preoccupazione sta nella resistenza della batteria.

Durante la salita tengo monitorato il consumo e mi rendo conto che regge alla grande. Regolo l’intensità della luce e comincio a divertirmi tra i saliscendi del sentiero.

Arrivo alla Forcella Vandeno.

Comincia la discesa. Non posso dire di essere veloce, ma sono molto soddisfatto di come le gambe si muovono. Scendo ad un ritmo di poco sotto i 5’/km su un sentiero non troppo tecnico ma con molte rocce e tratti bagnati.

La fiducia nelle scarpe, che svolgono egregiamente il loro lavoro, è tutto. È necessario fare attenzione a dove e come mettere i piedi e per svolgere questo compito, l’occhio è importante, ma in queste condizioni è un connubio perfetto tra piede, vista e istinto. Il passo corto e agile, conseguenza degli allenamenti degli ultimi mesi, aiutano molto a muoversi su un terreno accidentato.

In poco tempo sono a valle. Comincia la pista ciclabile che mi porterà a casa.

Ore 22.00. 20 km di soddisfazione.

La resilienza è anche riconoscere i propri errori per agire diversamente successivamente, ma anche non lasciarsi prendere dallo sconforto (beh, non ero nel deserto in pericolo di vita, ma avrei potuto annullare un allenamento e perdere un’occasione!) e trovare strategie per risolvere i piccoli affondi (l’acqua, la pila, etc.).

Bene così!

#inviaggioversoisogni godendo delle bellezze che la natura ci offre.

Maurizio S.

2022-02-24T16:27:24+01:0024 Agosto 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

La Consulenza Pedagogica


La Consulenza Pedagogica in pillole

Per Introdurre ciò che la mia professione offre mi piace partire dal senso delle parole riportate nella definizione della mia attività: ‘Consulenza Pedagogica’. Cercando il significato etimologico di ‘fare consulenza’ scopriamo che vuol dire riflettere, provvedere, consigliare, ovvero soffermarsi su qualcosa ed anche esercitare una pratica del consiglio. Da quest’ultimo termine, ‘Consigliare’, appunto, possiamo richiamare il termine “cum-silère”, ovvero ‘stare in silenzio insieme’, ma anche “cum-sedère”, che indica lo ‘stare seduti insieme’, mentre “cum-salire”, diversamente, ma con logica, suggerisce la necessità di ‘saltare da qualche parte insieme’.

Possiamo quindi affermare che ‘per consigliare’, o precisamente per “fare consulenza”, risulta necessario restare su TRE precise azioni:

  1. “Fare silenzio insieme”. Il silenzio è richiesto sia al consulente che al consultante, contemporaneamente. Non un silenzio ‘morto’ e vuoto, ma che implica la sospensione della parola, e l’apertura ad uno spazio di pensiero. ‘Un buon consiglio’ non può essere dato nell’immediato.
  2. “Stare seduti insieme”. Per afferrare a fondo un momento, una situazione, una difficoltà o un disagio è fondamentale fermarsi, è necessario sospendere qualsiasi attività ordinaria, sia da parte del consulente che del consultante.
  3. “Saltare da qualche parte insieme”. Infine è concretamente necessario mettere in atto qualcosa di nuovo, andare in un altro luogo insieme, dopo aver reso pensabile qualcosa. È un’esperienza che richiama una partenza, un’iniziazione. Il consulente, quindi, è a tutti gli effetti un educatore, tenuto ad agire e a cambiare con il consultante.

    Ogni intervento di consulenza, risponde ai bisogni ed alle necessità del consultante e si basa sull’adozione specifica di tecniche e linguaggi che, esercitati intensivamente in uno spazio e in un tempo definito, producono apprendimento, socializzazione e inculturazione.L’obiettivo della consulenza è, quindi, quella di mettere in atto un processo educativo.Ad oggi l’offerta da me proposta può rispondere ai seguenti bisogni:

    1. Disagio Minorile; In un momento di disagio può accadere che il bambino non riesca a trovare le parole per esprimere ciò che sta vivendo internamente. Il suo corpo, il suo volto, i suoi atteggiamenti, fortunatamente, parlano. Potrà sembrare strano e difficile da comprendere, ma ogni gesto che i bambini compiono rappresentano un messaggio da ascoltare e abbracciare. Talvolta risulta necessario accompagnare il bambino a far emergere ciò che è più insito che può manifestarsi attraverso difficoltà emotive e relazionali, piuttosto che difficoltà nell’apprendimento e fragilità a livello organizzativo-motorio. Il compito del pedagogista, attraverso metodi e tecniche adeguate e specifiche, è quello si trasformare le emozioni negative espresse in un’innovativa fiducia in sé e nelle proprie possibilità.
    2. Disagio Adolescenziale; La ‘Trasformazione’ che un adolescente incontra lungo il cammino di crescita non sempre risulta facile ed indolore. È in questo cammino che il bambino, crescendo, avrà la possibilità di affrontare un percorso che lo porterà alla scoperta di Sé. Spesso, però, l’insorgere di ambivalenze e conflittualità, può portare a quelle che vengono definite “crisi esistenziali”. Il ruolo del Pedagogista, attraverso un movimento continuo tra limiti e potenzialità, paure e desideri, è quello di accogliere e accompagnare l’adolescente nella definizione della sua nuova identità trasformando i conflitti in un’occasione di crescita.
    3. Disagio Adulto e Disassuefazione; Il bisogno innato di integrità e autorealizzazione si scontra spesso con paure, più o meno profonde, frustrazioni e fragilità emotive. Ne nasce così un senso di insoddisfazione e disagio che possono, svilupparsi nella persona e caratterizzare di conseguenza l’ambito personale, familiare, professionale o sociale della persona stessa. È anche in questa difficile situazione, poco gestita da un momento di fragilità, che la persona può trovare una soluzione di sostegno e di dipendenza in qualcosa di distruttivo. Compito del Pedagogista è quello di affiancare il consultante offrendo uno spazio di apertura per cercare di dare forma al disagio, investendo sulle abilità e potenzialità esistenti e raggiungere una rinnovata fiducia per tornare a camminare verso gli obiettivi desiderati.
2022-02-24T16:32:16+01:0018 Agosto 2017|Categorie: Articoli|Tag: , |

Comfort Zone… Chi è costei? Ecco perché è meglio conoscerne il significato

“Anno dopo anno, impari a spostare la sofferenza. Quello che un anno è sofferenza, l’anno dopo è solo fatica. Hai maturato fisicamente, ma soprattutto psicologicamente la capacità di accettare il disagio”.

Roberto Ghidoni

Rovistando, leggendo e assaporando libri di pedagogia e psicologia, posso prenderne la definizione e scriverla così: la “Comfort Zone” rappresenta una condizione mentale di sicurezza che, per alcuni è un punto di arrivo o un traguardo, mentre per altri è uno stato di passaggio o un caldo e luogo sicuro in cui tutto sembra andare per il meglio, ma in realtà si percepisce uno strano desiderio di cambiamento.

È preferibile stare o uscire dalla “comfort zone”? Se rileggiamo e proviamo a tradurre letteralmente queste due parole, potremmo interrogarci su cosa possa spingere una persona a desiderare di uscire da una situazione di benessere e di comodità. Se invece analizziamo meglio e sposiamo il significato che oggi viene perlopiù assegnato a tale concetto, allora, viene naturale chiedersi come si possa considerare “confortevole” un benessere apparente da cui, più o meno consciamente, si vuole fuggire per sperimentare una nuova dimensione.

Stare nella “Comfort Zone” non è sbagliato. Il giusto equilibrio può essere identificato nella capacità di sfruttare tale zona in seguito ad un periodo particolarmente stressante, quando fisicamente e mentalmente, quindi, abbiamo bisogno di riprenderci dopo un forte stress.

Clicca sulla foto e continua a leggere l’articolo…

Maurizio S.

2022-02-24T16:27:50+01:0017 Agosto 2017|Categorie: Articoli|Tag: |
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