Trail e Pedagogia: praticare la Corsa in Natura ed essere un pedagogista si è rivelato un binomio interessante e piacevole. Un binomio che è divenuto promotore di benessere e serenità, che passa per la fatica fisica ed una riscoperta di luoghi meravigliosi e sorprendentemente vicini.
Cos’è la Corsa in Natura o Trail? Quando parlo di corsa in Natura, molte persone, sgranando gli occhi, mi dicono che correre in montagna è tosto e che non riusciranno mai a fare tanto dislivello. Da queste risposte ritengo sia necessario fare un po’ di chiarezza. Fare Corsa in Natura, NON vuol dire necessariamente fare delle skyrace, ovvero salite con pendenze mostruose da avere le ginocchia in bocca. Certo, macinando un po’ di dislivello, si possono ovviamente ammirare panorami meravigliosi, MA la corsa in Natura è anche una semplice corsa collinare su una strada sterrata che si srotola in un bosco di faggi.
Parliamo di Pedagogia: chi è il pedagogista? bene, mi defilo serenamente lasciandovi il compito di andare a leggervi due righe sull’essere pedagogisti e sul ruolo che abbiamo a questo LINK.
In un vecchio articolo citavo uno studio svolto in un ospedale: si era riscontrato che i malati alloggiati nell’ala che ‘guardava’ su un fitto bosco presentava un tasso di buon umore maggiore ed un tasso di guarigione più elevato. In sintesi, lo studio aveva poi rivelato che natura, alberi e fauna permettono al cervello di ‘rallentare’ e godere maggiormente di quanto c’è attorno, nonché di assaporare meglio la vita e, aggiungo io, se la vita mi piace di più, faccio il possibile per restarci attaccato, più o meno consciamente.
Questo binomio è stato positivo per me, può esserlo anche per altri.
Proprio da questo pensiero nasce Maurizio Seneci – Pedagogia e Sport, l’obiettivo è quello di permettere alle persone di avvicinarsi all’ambiente Natura, farlo in totale sicurezza apprendendo i metodi e le tecniche necessarie, approfondendo l’aspetto di benessere emotivo e mentale. La natura del Trail Running non permette di mantenere una corsa costante e ‘obbliga’ l’avventuriero a fermarsi più volte: talvolta per ammirare panorami stupendi, talvolta per riprendere un po’ di forze. Proprio questa andatura permette di soffermarsi ed avviare un dialogo continuo tra l’istruttore/pedagogista ed il cliente.
La possibilità prendere maggiore consapevolezza di quanto ci sta attorno, permette di approfondire come stiamo. Quanto far emergere resta comunque una discrezione del cliente.
La presa di coscienza della fatica di gambe, cuore e testa durante la corsa in natura aiuta a riprendere coscienza del corpo, delle emozioni e della mente. Essere accompagnati in questo processo, attraverso metodi e tecniche di ascolto riflessivo, favorisce in modo esponenziale un benessere generale della persona.
Praticare trail vuole anche dire affrontare fatiche e problematiche più o meno calcolate a cui è necessario trovare rimedio, sviluppando così buone capacità di Problem Solving da “riprodurre” nella vita reale. Punto di forza della corsa in natura è la necessità di scontrarsi con fatiche e difficoltà, ma anche frustrazioni e ‘sconfitte’. Riprendendo il concetto di abbandono della “comfort zone”, in queste avversità, con il giusto accompagnamento è possibile sviluppare resistenza e resilienza. Tornare da un trail di 20, 50 o 100 km permette di affrontare le avversità della vita comune con una prospettiva diversa.
Sarete sempre Voi, ma sarete capaci di allargare lo sguardo, ammirare nel profondo, e soprattutto riuscirete a riconoscere le vostre competenze per costruire soluzioni.
Maurizio S.