My route

Trail Running _ Abbandonare il Tracciato

La montagna, i sentieri, le strade sterrate sono severi, mio fratello si preoccupa sempre di farmelo notare, e ciò è verissimo. Penso che mentalmente sia necessario affacciarsi al mondo della montagna e del Trail Running con un senso di rispetto, non lo chiamerei timore, ma è necessario riconoscere che davanti a noi e sotto i nostri piedi c’è un qualcosa di più grande. E’ risaputo che (ce lo insegnavano da bambini e lo dovremmo insegnare ancora oggi) quando ci si trova davanti a qualcuno ‘più grande’, non solo anagraficamente, si porta rispetto. Punto.

Devo ammettere, però, che vivo “l’abbandono del tracciato” come una scoperta, una riscoperta di me, o per lo meno di una parte.

Anche questo è un viaggio. Vuol dire raggiungere lo stesso punto attraverso un sentiero mai percorso, un nuovo modo che permette di osservare attentamente quella che fino a quel momento era la strada consueta e permette di farlo da una diversa prospettiva. In questo modo è possibile coglierne i punti deboli e i punti di forza, i passaggi obbligati e quelli più facilmente superabili.

Se descrivo le mie scorrazzate in montagna come un viaggio con sé stessi, posso altresì affermare che abbandonare il Tracciato è quindi un viaggio “oltre sé stessi”.

Un Trail fatto seguendo una semplice traccia lasciata da una lepre, piuttosto che inseguire un segnale GPS porta a concentrarsi ulteriormente, obbliga ad approfondire ogni singolo passo, a scavare più a fondo. E può far male. Fisicamente, se si commettono errori, Umanamente nel caso in cui questo viaggio faccia emergere qualcosa di profondo, quasi nascosto e ciò è possibile proprio perché si cambia prospettiva.

Quando salgo in Almana guardo tutto dall’alto, mi distacco, mi allontano, ma il desiderio di tornare a Valle è tanto forte quanto quello che sentivo alla partenza, di partire.

Quando durante un Trail abbandono il sentiero, osservo con attenzione la ‘via maestra’ sia per capire dove porta, sia per osservarne l’andamento, le sue curve, i suoi saliscendi e soprattutto il punto di arrivo. Così seguendo una traccia o un percorso nuovo, continuo, passo dopo passo, ad ammirare il tracciato nuovo e quello classico. …E passo dopo passo si scopre qualcosa di profondo, si scava e si riscopre.

Un Viaggio, un Viaggio Diverso.

Un Viaggio non privo di Pericoli, ma, a volte, necessario.

Buon sentiero, o meglio ancora buona traccia e se vuoi uscirne, guarda sempre la traccia classica e con attenzione createne una nuova: esploratori di Sé Stessi.

Maurizio S.

2022-02-24T16:52:29+01:0031 Marzo 2016|Categorie: Articoli|Tag: |

Testa, cuore e Gambe

Correre

Correre

Correre

Mentre corro difficilmente indosso le cuffie: preferisco ascoltare il rumore del bosco, il fruscio delle foglie e, se siamo fortunati, il verso dei rapaci notturni.

Riconosco però come la musica possa aiutare nella corsa, (questa sera ho scoperto come solo in Italia sia considerata Dopong durante le competizioni ufficiali) per svuotare la testa per concentrarsi semplicemente a buttare fuori il tutto: partire a razzo ed esaurire le energie!

Di certo non si corrono decine di chilometri, ma funziona bene, uguale a quando, dopo essersi lavati nella vasca da bagno, si toglie il tappo e l’acqua crea quel vortice affascinante che fa scomparire l’acqua in poco tempo.

La corsa è anche questo.

Capita a volte di non avere la testa, di non riuscire a concentrarsi per affrontare delle distanze più lunghe.  È proprio in queste occasioni che adoro stappare la vasca e versare tutta l’energia che resta per concludere velocemente quei 3, 5 o 10 km.

Stasera solo 5!

Ma con la testa vuota si riesce ad affrontare le emozioni, le sensazioni e i pensieri.

Buona notte e buoni sogni, questi ultimi ci racconteranno ciò che siamo…

2022-02-24T16:52:51+01:0017 Marzo 2016|Categorie: Articoli|Tag: |

La notte

Poco prima di coricarsi, arriva il momento in cui Ariel ha bisogno di far due passi, probabilmente entrambi ne abbiamo bisogno. Questa sera i due passi sono culminati a San Rocco e lo spettacolo è sempre meraviglioso.

Uno spettacolo che bisogna essere in grado di accogliere, apprezzare e capire.

Anche nella notte questa valle racchiude gente particolare. Persone un po’ chiuse nella relazione, ma che sanno aprirsi e fiorire con gli altri non appena scelgono di salire per le ripide creste delle montagne. Quelle stesse creste che possono portare a Santa Maria, verso sant’Emiliano, verso il grande Guglielmo oppure verso la mia amata Almana.

Già, la notte ricopre, ma fa dimenticare.

La notte fa sognare e non è un illusione, ma un biSOGNO che si concretizza.

2022-02-24T16:54:03+01:008 Marzo 2016|Categorie: Articoli|Tag: |

‘Correre’; Testa, Cuore e Gambe!

Correre, è mettere un paio di scarpe, pantaloncini comodi, una maglietta ed iniziare a muovere un piede alla volta, dapprima con calma, finché non ci si sente pronti per aumentare il ritmo, poi pian piano si scivola leggiadramente più veloci sull’asfalto o sui sentieri e si raggiunge il ritmo desiderato, o sperato, o ambito da tanto tempo.

Dietro questi gesti, che già non sembrano semplici, cosa ci sta?

Testa,

Cuore,

Gambe;

Ma non solo.

Ad esempio abbigliamento: avere cura di quello che si indossa, risulta fondamentale, d’inverno è necessario prestare attenzione a non essere troppo vestiti: si corre il rischio di sudare e se ci si sofferma durante la corsa il raffreddamento corporeo è un alto rischio.

allo stesso tempo essere troppo leggeri non giova al nostro corpo, non permettendogli di scaldarsi adeguatamente e comportando problemi nel momento in cui si aumenta la velocità.

Scarpe: non vanno bene tutte; di certo non è necessario avere l’ultimo modello firmato e siglato che ci permette di guadagnare 2″ sulla maratona. Non siamo Pagati per correre, ricordiamocelo! e anche se fosse, corriamo per Noi, per il nostro corpo e SAREMO più VELOCI, ma soprattutto Più Contenti!

È necessario, però, conoscere il nostro piedino e scegliere la calzatura più adatta.

Spesso fare riferimento ad un negozio di fiducia può bastare, chi vuole può anche fare una serie di test, ma l’importante è non correre con le ‘ballerine’.

…e poi arriviamo a noi:

Testa, Cuore e Gambe.

per assurdo verrebbe da pensare che per correre non serva la testa: una volta durante la visita medica, lo specialista mi disse che per correre basta ‘mettere giù la testa’ e andare.

Non la penso propriamente così: per correre la testa, non solo serve, ma è indispensabile.

la testa non ci permette solo di fare migliori prestazioni, ma ci permette di andare oltre e di fermarci quando è necessario. Resilienza e Rispetto!

Cuore, non solo inteso come muscolo cardiaco che con i suoi Bpm ci indica se stiamo sforzando troppo o troppo poco, ma inteso come Passione, Amore (anche verso noi stessi e il nostro corpo) e Dedizione. è il cuore che ci fa alzare alle 5.30 di mattina per andare a vedere un alba dopo 10 km di corsa. è il cuore che ci fa uscire con pioggia, neve o Bora a percorrere i nostri km quotidiani, ad assumere la nostra “medicina di corsa”.

Gambe: mettono in pratica una sinfonia, una specie di danza ritmata, una ‘marcia’ fluida e armonica che permette di raggiungere e mantenere ritmi leggeri o serrati. La fluidità del movimento aumenta proporzionalmente alla conoscenza del nostro corpo, del nostro modo di correre, del movimento.

Correre è anche prendersi cura del corpo.

Non solo perché risulta allenante alternare lo sforzo al riposo con modalità stabilita ed opportuna, ma anche perché possiamo capire quando per il nostro corpo è meglio spingere o rallentare.

Riconoscere quando le nostre articolazioni necessitano di riposo, riscaldamento e stretching opportuno.

Fasi FONDAMENTALI del Correre.

Correre è Benessere se lo si fa con Testa, Cuore e Gambe.

M.S. _ R&L

2022-02-24T16:54:29+01:005 Febbraio 2016|Categorie: Articoli|Tag: |

il primo . . .

Il primo viaggio… …È cominciato il mio percorso, 53 chilometri trascorsi condividendo la passione con qualche centinaio di folli. Il bello di essere in mezzo a tanti, ma di poter correre anche da soli. Ognuno con il suo ritmo, ognuno con la sua testa, ma con la volontà di essere anche accanto a chi è in difficoltà. Questo è quello che ho sperimentato sette giorni fa. Fare trail e anche questo: il pettorale che ti è accanto non è un avversario, ma colui che può salvarti la pelle. Certo non era una gara estrema, non era una vertical ad alte quote, ma correre su questi sentieri presenta comunque un rischio da prendere in considerazione. Esserne consapevoli è necessario per avvicinarsi a questo mondo in modo coerente e sicuro. Come prima volta, ho avuto qualche dubbio: al 35º km ad esempio mi sono domandato quanto fosse stato un azzardo. Al 36º ero certo Che, comunque, sarebbe stata una magnifica avventura quasi certo che la testa mi avrebbe portato in fondo. Al 56º km, tre in più del previsto, l’avventura non si era conclusa sotto lo striscione Dell’arrivo, ma continuava e, anzi, prendeva il volo ricordando i panorami e i momenti di quelle 9 ore scarse appena concluse. Cosa spinge un uomo o una donna (molte donne sono arrivate prima di me) a percorrere così tanti chilometri e, soprattutto, a costringere le gambe a continuare a correre in quegli ultimi 5, 10 o 15 km in cui doloranti preferirebbero fermarsi, È difficile spiegarlo in un post: È meglio viverlo! La corsa e la corsa in montagna sono, per me, soprattutto un viaggio mentale. Un percorso. Un percorso che questa volta ho deciso di seguire senza vincoli di tempo, ascoltando il corpo e la mente. Contento che, queste due mie parti, mi hanno permesso di giungere alla fine del tracciato senza sforare il tempo massimo stabilito dalla gara. Per la prima volta sono un “FINISHER”

2022-02-24T16:54:46+01:003 Febbraio 2016|Categorie: Articoli|Tag: |
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