Pedagogia e Sport

Allenare l’umore

Allenare l’umore, cosa vorrà dire?

Quando si esce per un trail, spesso ci si concentra sulla qualità dell’allenamento. Si possono fare delle ripetute in salita, degli esercizi funzionali, dei test su percorsi conosciuti a ritmi sostenuti. Insomma ci sono mille modi per allenarsi. Spesso tutto questo è possibile se ci si allena da soli.

Allenarsi in solitaria è una delle cose che preferisco e immagino che, tra voi lettori, ci siano molti lupi solitari.

Stare da soli nella natura ci permette di entrare in contatto con noi stessi in un contesto non sempre facile, ma è sempre funzionale?

Certamente ha i suoi aspetti positivi, inutile negarlo (anche perché andrei contro quanto ho sempre descritto e consigliato) ma ci sono dei momenti ed è necessario prevederli che bisogna ‘abbandonare’ la solitaria e godersi un “viaggio” diverso.

Così è stato per me l’allenamento di ieri.

Avevo previsto un lungo non propriamente tranquillo.

Cosa ho fatto, invece, è stato quello che ho definito “allenamento dell’umore”.

Ero in compagnia, piacevole compagnia e i ritmi erano diversi. Questa volta sarei potuto andare un po’ più veloce, non di tanto lo ammetto.

Il compagno di viaggio, gentilissimo, mi ha più volte invitato a tenere il mio passo, ad andare avanti, a fare il lungo ma ad un certo punto, godendo della compagnia mi è uscito proprio questa affermazione.

“Oggi alleno l’umore”.

E così è stato.

20 km, 1400mt di D+, 4h e qualche minuto e tante parole, scambi di opinione, pensieri e condivisione di preoccupazioni, ma anche strategie, alimentazione corretta e tecniche e metodi per monitorare il proprio stato di salute. Diciamo che abbiamo messo a confronto le nostre professionalità ed è emerso una lunga chiacchierata arricchente.

Perciò, ai lupi solitari, consiglio di inserire allenamenti in cui si decide di andare al passo del più lento e godere della compagnia. Godere dello scambio, mettere in atto quella che definisco ‘la riflessione’.

Una riflessione condivisa e quindi arricchente, una riflessione che può portare a fare dell’esperienza uno strumento di evoluzione.

Buon viaggio, in compagnia..

Maurizio S.

2022-02-24T16:22:18+01:0015 Febbraio 2019|Categorie: Articoli|Tag: |

Dipendenza: Succedeva un anno fa..

Dipendenza. Ridendo e scherzando credo si debba fare chiarezza. Grazie anche al post scritto da Daniele Uboldi ho pensato di fare una riflessione, proprio perché dai ‘pochi’ commenti che ho letto in fondo all’articolo ho ritenuto che il nostro modo ilare di affrontare il discorso può non aver aiutato.

Due punti che voglio chiarire subito:
L’articolo non è stato scritto da una psicologa invidiosa, ma da un tecnico e per quanto possa aver scritto qualcosa di opinabile o criticabile (a tutto possiamo muovere una critica costruttiva).
La psicologia o la psicoterapia non sono l’unica soluzione, ma una parte di una più ampia rete di supporto.

c’è da fare un distinguo: se andate a correre tutti giorni nonostante le intemperie, nonostante il lavoro massacrante che vi aspetta o che ha caratterizzato la vostra giornata non siete dipendenti.

Nell’articolo è anche abbastanza spiegato, ma è necessario leggerlo con attenzione senza pregiudizi.

Lavoro nel campo delle dipendenze e so come si possa sfruttare la corsa per sostituire una dipendenza poco sana con una più benefica, ma la DIPENDENZA è SEMPRE problematica, perché per quanto l’attività fisica sia salutare se fatta in modo scorretto diventa deleteria.

Di fatto c’è poca letteratura, in Italia, come viene detto anche nell’articolo.
E’ però vero che la dipendenza va riconosciuta. Non va demonizzata, ma nemmeno sottovalutata.
Non è facile accettarla, come non è facile riconoscere accettare gli strumenti utili per affrontare e superarla, vedasi quelle bellissime magliette che indossiamo orgogliosamente e con spavalderia dove c’è scritto “non ho bisogno del terapeuta, io vado in montagna”. Bene. Abbiamo fatto centro.
Si parla di dipendenza quando si arriva a protrarre l’atteggiamento anche quando si lede sé stessi.

Per quanto sia difficile riconoscere questa situazione, è però vero che possiamo osservare molti infortuni dettati da mal gestioni, e, forse, approfondire queste ‘mail gestioni’ potrebbe essere utile.

È importante non dimenticarsi che anche le azioni che hanno uno scopo promotore del benessere possono ledere alla persona stessa se, questa, non viene considerata e programmata correttamente ed adeguatamente.

Ma soprattutto smettiamola di dover essere sempre per forza al TOP, non avere problemi, difficoltà o altro perché “lo stesso coltello che può essere utilizzato per sbucciare un frutto, può tagliarti un piede”

Maurizio S.

qui sotto il link in questione

Quando la corsa diventa dipendenza: “Patologia da non sottovalutare”
2022-02-24T16:22:35+01:0023 Marzo 2018|Categorie: Articoli|Tag: |

Terraventure, la scarpa che sa stare al passo.

Terraventure, la scarpa che sa stare al passo di Topo Athletic è un interessante possibilità se cerchiamo nel mondo delle calzature per Trail Running in versione #Movebetternaturally. Ma vediamo di cosa stiamo parlando.

Prime Impressioni

La spesa è in linea con le sue dirette concorrenti, ma quando spendi 150€ per un paio di scarpe, hai sempre quella leggera ansia, che ti attanaglierà fino a quando non metterai ai piedi le meravigliose creature e le consumerai tra la polvere, nel fango o sulla nella neve dei sentieri percorsi per poi rientrare a casa. Togliersi le scarpe soddisfatti e bersi una birra. Ma quest’ultima parte, quella alcolica, è l’unica parte certa.

Ho percorso 400km tra sentieri, guadi, boschi innevati e tratti di bitume (BLEAH!) per provare le Terraventure e per potervi raccontare cosa ne penso. Ora mi sto bevendo l’ennesima rossa e posso spulciare pregi e difetti.

Ciò che attira subito il mio sguardo è la linea, generosamente ampia nell’avampiede, ma che non risulta esagerata e sproporzionata all’occhio.

Non è una scarpa minimalista, anche se, come molti modelli Topo, ha un drop ridotto che accompagna il runner durante il percorso di transizione (che poi, parlare di transizione, a mio avviso non è poi così corretto, ma lo vedremo in un altro articolo QUI), quindi ha una sezione nell’avampiede ampio e una buona protezione dell’intersuole.

Ricordiamoci che DROP 0, non vuol dire NESSUNA PROTEZIONE!

Alcune misure

Altro dato da mettere in evidenza è che non ci sono supporti per l’arco plantare aggravanti o altri elementi strutturali che impediscono ai miei piedi e alle caviglie di svolgere il loro lavoro. Con un peso di 275 g in una taglia 9, ed è sorprendentemente flessibile.

Quando ho messo la scarpa per la prima volta ho potuto dire che c’era qualcosa di speciale. L’intersuola vanta un’altezza di 25 mm nella parte posteriore del tallone e di 22mm nella parte dell’avanpiede, creando così un drop di 3 mm. Una misura prossima allo 0, ma che contribuisce a non sollecitare troppo i sistemi di movimenti coinvolti.

Il piede medio e il tallone si adattano perfettamente grazie in parte al taglio dell’ultimo e al sistema di allacciatura.

Trovo Curioso il colletto alto che avvolge il tendine di Achille, potrebbe risultare fastidioso, ma gioca una funzione di contenimento nei tratti veloci e tecnici, anche se risulta però necessario abituarsi a questa caratteristica pronunciata.

Costruzione

Questa scarpa è costruita per durare mantenendo il vostro piede a proprio agio. Invece di usare mesh con overlay per il rinforzo, Topo ha valutato di stampare il pattern direttamente sulla mesh. Ciò fornisce resistenza e durata riducendo al contempo il numero di parti che possono guastarsi. Sono anche riusciti a usare solo una cucitura nella tomaia eliminando i punti di rottura.

Il sistema di allacciatura delle Terraventure utilizza un sistema ad asole in tessuto molto resistenti, in sostituzione ai classici fori, su tutta la lunghezza del piede tranne che per i primi due fori in alto. Ho trovato comodo per gestire e regolare la pressione di chiusura della scarpa, soprattutto quando si utilizza il metodo di blocco per la discesa. L’imbottitura nella lingua è moderata. Quanto basta per dargli struttura e proteggere la parte superiore dei tuoi piedi dai lacci, ma non così spessa da sembrare di intralcio, anche se, in risposta ai terreni che affronto, non mi sarebbe dispiaciuto una maggior generosità nella lunghezza della linguetta stessa.

Colletto, bordi e linguetta, nel loro insieme, offrono un’ottima protezione.  La tecnologia usata e dedicata alla progettazione di questa tomaia rende il prodotto bello alla vista. Quando lo guardi da vicino è bello, ma c’è un rovescio della medaglia: il materiale stampato rischia di rallentare la ventilazione ed il drenaggio, ma ritengo che la capacità di areazione e drenaggio delle parti ‘aperte’ consente di controbilanciare questo difetto. Durante le giornate afose e calde, ammetto che non dispiace trovare qualche guado per rinfrescare i piedi. D’inverno, il problema non sussiste, la temperatura è piacevole, anche dato dal fatto che mentre si corre il piede si riscalda immediatamente mantenendo una temperatura ideale.

Soletta, intersuola e suola

Le solette sono rimovibili. Per la maggior parte sono comode, le ho trovate leggermente in difetto rispetto alla forma della scarpa, si ha quasi l’impressione che sia in punta che sul tallone siano troppo lunghe. Questa sensazione oculare non si riscontra quando si indossa la scarpa, ma è un particolare che voglio approfondire.

Comode e straordinariamente flessibili. Nulla da aggiungere.

Sperimentate su ogni tipo di terreno, hanno saputo dare il meglio di sé durante il CFT, un trail da 65 km con 4000 mt di dislivello positivo in cui si incontrano diverse tipologie di terreno. Terra, rocce, pietrame…  Su tratti tecnici e ricchi di rocce la pianta del piede e i piedi son ben protetti e il terreno viene ben gestito. Propriocezione e sensibilità completano il tutto. Quando al 50esimo chilometro (ormai più di là che di qua, grazie alla mia super forma) ho dovuto affrontare un bosco con una meravigliosa discesa su terra, segnalata con “ATTENZIONE TRATTO SCIVOLOSO”, ho apprezzato tantissimo la tenuta impeccabile delle Terraventure che mi hanno permesso di recuperare un po’ di forze.

Venendo da Vibram, Tony Post sa come realizzare una suola ad elevata prestazione..Prendendo spunto da quanto afferma lo stesso Tony Post, le Terraventure sono dotate di anse aggressive e ad ampia apertura per discese difficili, alette di stabilità attraverso l’area mediale e anse più piccole con scanalature flessibili nell’avampiede per ottimizzare la trazione in salita e in discesa. La suola utilizza diverse alette per terreni diversi.

Resta da evidenziare un solo particolare da migliorare: nei tratti fangosi la dispersione del materiale avviene con più di fatica. Il disegno risulta forse troppo accentuato per i terreni fangosi. Da tenere in considerazione.

Resta però importante fare due considerazioni:

  1. Su terreni particolarmente fangosi potrebbero essere utili i ramponcini
  2. Il fango è nemico di tutte quelle suole con tacchettatura pronunciata. Ricordiamocelo e prendiamo provvedimenti, almeno sui lunghi trail dove abbiamo la possibilità di avere dei cambi.
Conclusione

Le Topoathletic restano le mie scarpe da trail e ultra trail preferite. I sentieri che solco sono piuttosto tecnici e, quando sono bagnati, non presentano zone fangose.

Ritengo, quindi, le Terraventure un’ottima scarpa da trail che, però, potrebbe migliorare, comunque, la ventilazione e il drenaggio del fango.

Rispetto allo stile, è TopoAthletic. Punto, anzi TOPO.

Maurizio S.
2022-02-24T16:23:03+01:008 Gennaio 2018|Categorie: Articoli|Tag: |

Tabelle allenamento

=> Tabelle di Allenamento Personalizzato

Ciascuno di noi ha tempi, ritmi e bisogni diversi.
L’allenamento sarà pensato, progettato e costruito in base agli obiettivi ed ai vostri bosogni

=> Tecnica di Corsa

Una tecnica di corsa corretta, permette di essere

Più Veloci

Più efficienti

e di subire Meno Infortuni

=> Consulenza On Site

Una consulenza pensata per accompagnarvi in ogni evoluzione.

Sul campo, insieme, o semplicemente dando le giuste indicazioni.

Quello di cui hai bisogno, quello che Vuoi!
=> Video Consulenza On Line

il KM0, la possibilità di avere a disposizione un supporto rapido, economico, efficace ed efficiente.

per contrastare la distanza, ma anche per rendere il tutto più ‘comodo’.

Skype, FaceTime e Whatsapp, a disposizione per un cliente soddisfatto!

=> Gruppi di Allenamento

Per allenarsi insieme. Per essere trainati da un gruppo di amici che condividono la stessa passione, ma guidati da esperienza e consapevolezza.

Maurizio S.
“Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a dormire con una zanzara”

cit. Dalai Lama

2022-02-24T16:23:30+01:003 Dicembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

STOP, quando ti fermi ti stai allenando.

STOP, quando ti fermi ti stai allenando, sembra una presa in giro, ma non è così.

Relax, forzato o voluto: tanti Benefici. Clicca sull’immagine per scoprire un altro caso di STOP

Stiamo parlando di un Stop che sopraggiunge alla fine di un lungo periodo di allenamento. E’ così utile inserire un periodo di recupero? quanto ci influenza questo periodo? qual’è il periodo migliore e quanto deve essere lungo?

Una scelta che dovrebbe essere pensata, programmata e studiata, ma talvolta è forzata. Indipendentemente dalla forza interna o esterna che governa questa pausa, proviamo a scavare e rispondere alla domande poste.

E’ così utile inserire un periodo di recupero?

“SI”, è vivamente consigliato, ma potrebbe essere utile capire cosa succede.

E’ importante, ai fini dell’analisi, definire il tipo di di allenamento in questione.

Stiamo parlando di un allenamento particolarmente lungo, in cui il nostro organismo si modifica e, si spera, si evolve: diventiamo più resistenti e più, ma anche più determinati e resilienti. Uno di questi casi è la stagione sportiva.
Questo cambiamento, però, è solo una delle due facce della medaglia. Infatti, ad un allenamento lungo  consegue anche, inevitabilmente, una serie di particolarità non proprio positive per il nostro corpo e la nostra mente.

Difficilmente consideriamo che mantenere e seguire le regole che l’allenamento impone, gli orari decisi e precisi dedicati all’allenamento, il tempo e la qualità dedicata al cibo e al sonno, fa si che la nostra testa lavori incessantemente e alla fine di una stagione intera ha tutto il diritto di raggiungere quello che potremmo definire un affaticamento psicologico.

Abbiamo, inoltre, in seguito al dispendioso consumo di energie un abbassamento delle scorte di Ferro, Magnesio, ma anche di Glucosio e Glicogeno, soprattutto se ci stiamo allenando per le discipline di endurance.

Eccoci qui, scritto tutto questo, pur non entrando nello specifico è abbastanza evidente che uno stop sia più che meritato, se non necessario per poter riprendere a pieno regime la stagione con nuovi obiettivi più o meno ambiziosi.

La conquista della P.ta Almana

Quanto ci influenza questo periodo?

Provando a rispondere alla seconda domanda mi viene subito da pensare, osservando l’esperienza dei miei atleti che, come tante altre caratteristiche, il riposo venga considerato con criteri molto personali. se però cerchiamo di definire e dare un significato comune di STOP, che si intende proprio “FERMATI E NON TI MUOVERE”, posso osservare come tale periodo sia vissuto come momento gratificante ed atteso in quegli atleti di un certo livello che, stimolati dagli obiettivi e dai piazzamenti raggiunti, mentre è vissuto come periodo i cui avverrà un calo drastico delle prestazioni e che, quindi viene vissuto con ansia.
Non è così anzi, è l’esatto contrario.

Qual’è il periodo migliore e quanto deve essere lungo?

Se pensiamo alla stagione intera in cui abbiamo sforzato per raggiungere determinati obiettivi, abbiamo preparato con assiduità una competizione in cui il nostro sforzo è stato significativo potremmo ipotizzare che possa essere considerato un tempo tra gli 8 e i 20 giorni ed è, come già detto nell’articolo, il momento di transizione tra una stagione e l’altra, o tra un macro obiettivo e l’altro.

E’ un momento allenante e vale la pena sfruttarla per far si che sia fruttuosa. dedicarsi a sé stessi, sia fisicamente che mentalmente, rilassarsi, scaricare la tensione muscolare e mentale attraverso esercizi o momenti di relax.

Buon riposo, quindi..

.. anzi buon allenamento, indipendentemente dallo sforzo!

Maurizio S.

2022-02-24T16:24:03+01:0020 Ottobre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Correre è semplice, ma non è solo una banale corsa.

Correre è semplice, ma…

Correre è lo spazio aperto
dove vanno a giocare i pensieri.
-Mark Rowlands-

Correre è semplice, ma non sempre il movimento si manifesta solo con una semplice e banale corsa: cosa facciamo, quindi, mentre corriamo? per quale motivo corriamo?

Sono fermamente convinto che, se corriamo, lo stiamo facendo per fuggire da qualcosa o qualcuno, per inseguire qualcosa o qualcuno, e finalmente dopo un po’ di tempo corriamo in perfetto equilibrio. Lo facciamo per NOI Stessi. La corsa è, spesso, una ricerca di equilibrio e l’equilibrio è movimento.

Quando mettiamo in moto questo splendido gesto atletico, lo possiamo fare a quattro livelli:

  1. Possiamo correre ascoltando la musica.

    Una corsa rilassante che non ci fa pensare a nulla. Svuotando la mente a tal punto da non sentire fatica e tensione. Può essere una lunga corsa lenta rilassante o una corsa esplosiva. La prima con musica movimentata, e correndo per un’oretta abbondante, la seconda (che io preferisco) con musica rock e bpm al massimo. Dopo un leggero riscaldamento, 5km a fuoco per 18’ – 21’. Seguono, ovviamente, 5’ di defaticamento. In questi casi, si rientra a casa più leggeri, quasi svuotati metaforicamente dai problemi. Non li abbiamo risolti, ma, forse, siamo riusciti a distanziare le preoccupazioni che ci attanagliavano. Questo ci permettere di affrontare il problema con più distensione e senso critico. È una corsa che va fatta su un terreno liscio e consistente per riuscire a percepire dove mettere i piedi dopo uno sguardo veloce e fulmineo.

  2. Possiamo scegliere di correre ascoltando il nostro corpo.

    Ascoltando soprattutto la parte fisica: come si comportano le gambe, che sensazioni mi rimanda il cuore. È una corsa che ci aiuta a riscoprire il nostro corpo in tutte le sue parti, ci aiuta a comprenderne il comportamento quando chiediamo loro uno sforzo significativo e continuo. Parlo di uno sforzo richiesto per percorrere una distanza come quella della mezza o, addirittura della maratona. Ascoltare il proprio corpo è necessario per monitorarlo e mantenerlo in un buon stato di salute. Percepire i segnali, riconoscerli e capire quando è il momento di affondare un allungo vincente o rallentare e proseguire in velocità da crociera.

  3. Possiamo correre stando attenti al tracciato.

    Scegliendo un percorso tecnico e impegnativo, tutte le nostre percezioni saranno concentrate per far sì che i nostri piedi siano posizionati correttamente. La propriocezione è al massimo. Anche quest’ultima va allenata e sfruttata. Ci permette di evitare posizionamenti infami che guasterebbero le nostre uscite con rovinose storte o addirittura cadute. È una corsa molto impegnativa dal punto di vista mentale, ma che, comunque, ci tiene lontano dalle noie e paranoie della nostra vita.

  4. Possiamo correre viaggiando.

    Non solo con le gambe e percorrendo chilometri e chilometri di strada, ma addentrandoci nei meandri più reconditi della nostra mente. Analizzando minuto per minuto ciò che ci è successo. Spulciando le difficoltà incontrate, i problemi da risolvere affrontandoli da un’altra prospettiva: la prospettiva della fatica che stiamo facendo e che, proprio perché abituati a fare fatica, ci spaventa meno ciò che dovremo affrontare. Spesso si rientra con una soluzione che può anche funzionare, o forse con la consapevolezza che talvolta è necessario convivere con alcune difficoltà.

E Tu, quando corri, come corri? Scappi, insegui o sfrutti la corsa per la ricerca continua di un equilibrio in movimento?

Maurizio S.

2022-02-24T16:24:10+01:0017 Ottobre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Prepararsi per affrontare un Trail Autogestito o un Trail Competitivo

Se stai brancolando sull’asfalto e vorresti solcare nuovi sentieri sfruttando piani di allenamento specifici, sia dal punto di vista Fisico che Mentale, SEI SUL SITO GIUSTO! Che sia una competizione importante o un trail autogestito, risulta importante non prendere alla leggera l’allenamento fisico e mentale necessario per affrontare le difficoltà e le fatiche che dovrai affrontare per centrare l’obiettivo preposto. Avere un piano di allenamento significa aumentare le possibilità di riuscitagodere al meglio il momento del viaggio e, soprattutto terminare il trail con le gambe ancora funzionanti.

Non siamo trail runner professionisti, quindi non solo c’è la necessità di far conciliare gli impegni famigliari, professionali e personali, ma soprattutto è importante identificare coerentemente quali sono gli obiettivi possibili da raggiungere.

Costruire un programma dettagliato e personale ed essere supportato ti permetterà di proseguire con efficienza ed efficacia il tuo percorso e raggiungere, quindi, i tuoi obiettivi.

Puoi trovare la tua soluzione aderendo ad un percorso di Gruppo o Costruire un tuo Piano personale!

Se invece vuoi approfondire chi sono i Coach e quale è il loro ruolo, puoi leggerti questo interessante articolo:  5 Coach di Trail Running!

e allora, cosa aspetti? chiamami, indossiamo le scarpette e iniziamo a correre!

Maurizio S.

2022-02-24T16:24:17+01:006 Ottobre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Trail Running School

Trail Running School

Corso di Trail Running per Amatori

Condotto dal Coach Maurizio! Pedagogista sportivo, istruttore di Trail Running ed appassionato di Ultra Trail.

Allenarsi in Gruppo, guidati da un istruttore preparato, è il modo migliore per tenersi in forma divertendosi creando un gruppo di amici animati dalla stessa passione.

Il corso di Trail Running ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di tecniche di corsa corrette per affrontare al meglio l’ambiente Naturale, inoltre è il modo migliore per tenersi in forma senza incorrere in infortuni dovuti ad un approccio scorretto.

Il corso prevede, oltre al potenziamento specifico per affrontare la corsa in Natura,  l’approfondimento delle seguenti tematiche:

  • Materiale tecnico ed utilizzo (hydrobag; bastoncini, zaino, SOSBag etc)
  • Tecniche di corsa in salita e in discesa
  • Abbigliamento Tecnico
  • Strumenti per la localizzazione

Quando? E Dove?

Gli allenamenti si terranno da ottobre 2017 a giugno 2018

il terzo GIOVEDI’ del mese : presso la pista di atletica di Gussago dalle 19.00 alle 20.00

la prima DOMENICA di ogni mese: concorderemo di volta in volta un luogo adatto a scoprire nuovi sentieri e testare sul campo quanto appreso durante l’allenamento.

Prima lezione di

PROVA GRATUITA: 19 OTTOBRE 2017

Quanto Costa?

€ 70 bimestrale;

€ 240 stagione completa.

A tutti i partecipanti verrà offerta una maglia tecnica della “Trail Running School”!

Segui l’evento su Facebook

Per ISCRIZIONI e INFORMAZIONI:

maurizio@seneci.com

3283353417

Oppure

2022-02-24T16:24:53+01:0019 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

RUNNING SCHOOL: Start & Goo

Running School START & GOO
Corso di Running per Amatori

Condotto dal Coach Maurizio! Pedagogista sportivo, istruttore di Trail Running ed appassionato di Ultra Trail.
Allenarsi in Gruppo, guidati da un istruttore preparato, è il modo migliore per tenersi in forma divertendosi e creando un gruppo di amici animati dalla stessa passione.
Il corso di Running ha l’obiettivo di facilitare lo sviluppo di tecniche di corsa corrette per Allenarsi senza incorrere in infortuni dovuti ad un approccio scorretto.

Il corso è rivolto a due categorie:
RS _ START: per chi vuole iniziare a correre e conoscere questa disciplina.
RS _ GOO: per chi ha già iniziato e vuole migliorare prestazione e tecnica di corsa

Quando?

Gli allenamenti si terranno tutti i Lunedì da ottobre 2017 a giugno 2018!

Prima lezione di

PROVA GRATUITA: 16 OTTOBRE 2017

Corso START _ Lunedì 18.30 – 19.30

Corso GOO   _ Lunedì 19.45 – 21.00

Dove?

Ci alleneremo e lungo Pista ciclabile del Mella,

partenza  da Via Guglielmo Oberdan, 126 BRESCIA

Alcuni allenamenti verranno effettuati in Pista di Atletica

Quando e Quanto Costa?

€ 60 bimestrale;

€ 200 stagione completa.

A tutti i partecipanti verrà offerta una maglia tecnica della “Running School”!

Per informazioni
Maurizio 3283353417
maurizio@seneci.com

oppure

2022-02-24T16:25:00+01:0018 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |

Natura, in viaggio per scoprirne Regole e Limiti

Natura, in viaggio per scoprirne Regole e Limiti, mi fa riflettere e mi ricorda un’affermazione che ho letto su un sito:

“Il viaggio, soprattutto in natura, è scoperta, novità, visione inaspettata. E’ anche l’imprevisto che ci costringe a condividere il tetto di un alpeggio con lo sherpa o la yurta con un pastore kirghiso. Sono i momenti di un‘esperienza vera e intensa a contatto con il mondo che ricompensano alla fine della fatica e del disagio. Perché “Into the wild” non è solo il titolo di un bellissimo film, ma è una vera e propria filosofia di vita”

Manuel Lugli

Into The Wild, come nel film, ma nella realtà!

Ultimamente ho avuto la possibilità di confrontarmi su un social network circa l’argomento “Natura”.

Ci sono state due occasioni che hanno risollevato questo tema: l’uccisione dell’orsa Kj2 in Trentino (puoi leggere quanto successo QUI), avvenuta il 14 agosto 2017, e il cinguettio di Kílian Jornet i Burgada (scialpinista e fondista di corsa in montagna spagnolo, specializzato nell’ultratrail) sull’obbligo di materiale specifico per salire sulle vette.

Quanto successo nelle ultime settimane mi fa pensare a cosa si può osservare a monte degli eventi tragici che si possono sentire e vedere ormai ovunque (e qui si potrebbe aprire un altro capitolo). Paura e consapevolezza, a mio avviso non sono passati di moda, ma è la necessità che “tutti possano permettersi tutto” a farla da padrone.

Alcuni alpinisti o trailrunner hanno espresso la propria opinione rispondendo ad un Mio Post, l’hanno condivisa serenamente, pertanto ho potuto estrapolare questo pensiero:

“Credo che alla fine di tutto ciò si possa dire che la gente dovrebbe prendere più consapevolezza di quello che fa e, siccome non tutti sono in grado, le regole (forse) possono aiutare, anche se questo può sembrare un ulteriore strumento per rinchiudere le persone. Di certo il gesto di K.J.B., sicuramente una provocazione forte, può, da un lato, ricordare che È NECESSARIO SAPER USARE I MATERIALI IN DOTAZIONE, ma soprattutto sapere andare in montagna, dall’altro potrebbe risultare un’icona infelice da emulare.

Credo che le provocazioni siano proprio questo. Credo che stia a Noi scegliere cosa fare e, forse, farlo anche grazie a questa discussione che magari potrebbe essere fatta leggere a chi in montagna ci va una volta l’anno (come qualcuno ha citato)”

Mi piacerebbe mettere l’accento sulle prime tre righe, e ancor più sul pezzo in cui ritengo che le persone assumano la consapevolezza di ciò che fanno.

Nel post, come anche nelle righe sopra, ponevo il problema di non accettare più i limiti, di potersi permettere tutto, a tutti i costi. E, purtroppo, a volte il costo più caro è la propria vita.

Ma che differenza c’è tra la morte in parete di un alpinista esperto e quella in un crepaccio di un turista in espadrillas?

Beh, Sorella Morte, non vede nessuna differenza. Noi possiamo proprio osservare che la differenza sta nella consapevolezza.

Il primo è consapevole che può succedergli qualcosa, forse ha anche paura, ma fa di tutto per riuscire in ciò che si è prefissato di fare.

Il secondo, è in balia degli eventi. Non vede ad un palmo di naso e, probabilmente vuole annoverarsi il titolo di essere stato in quel luogo e basta.

Trasmettere questa consapevolezza a chi viene dopo di noi o viene con noi è fondamentale.

Purtroppo il concetto di ‘limite’ è un po’ dismesso dalla società di oggi, ma è fondamentale sia nell’educazione dei nostri figli che di tutti i fruitori di madre terra.

Mauro Corona e Reinhold Messner hanno espresso due pareri perfettamente contrari rispetto a quanto successo alla povera Kj2. Non credo sia importante decidere chi dei due abbia ragione o meno anche se non vi nascondo che io sto con Corona: ho corso diversi giorni in quelle zone, mettendo in atto una serie di accortezze per non trovarmi faccia a faccia con il plantigrado anche se, così facendo, sapevo che non avrei potuto ammirare nemmeno un capriolo, ma credo sia importante capire che effettivamente le zone antropizzate sono ormai troppe. Il problema dove sta? Forse proprio in quest’ultima affermazione.

Non ho di certo una soluzione, ma per certi versi mi vien da dire che, se metto in moto delle strategie per rispettare la natura, questa fa il suo corso e l’orsetto torna da solo, e non serve riportarcelo per poi abbatterlo.

MA, e c’è sempre un MA. Devo accettare cosa vuol dire rispettare la natura. L’orsetto non posso accarezzarlo. Punto. Quindi non sarà una scusa per attirare più turisti, perché altrimenti metto in moto un doppio gioco mortale, perché prima o poi o il bipede o il quadrupede compirà l’ultimo viaggio.

Rispettare la natura, vuole anche dire accettare come lei si gestisce e quali sono le conseguenze.

Giusto per comprenderne il significato, guardatevi questo video.

Due vicende lontane, forse, ma che ci ricordano e ci mettono dinnanzi ai nostri Limiti.

La natura ha le sue regole.

Ci impone dei limiti.

Noi siamo parte della natura. Non dobbiamo tornare cavernicoli, ma possiamo continuare a rispettarla e ad accettare i suoi paletti ed i nostri limiti.

Maurizio S.

2022-02-24T16:25:07+01:0011 Settembre 2017|Categorie: Articoli|Tag: |
Torna in cima