Dipendenza. Ridendo e scherzando credo si debba fare chiarezza. Grazie anche al post scritto da Daniele Uboldi ho pensato di fare una riflessione, proprio perché dai ‘pochi’ commenti che ho letto in fondo all’articolo ho ritenuto che il nostro modo ilare di affrontare il discorso può non aver aiutato.

Due punti che voglio chiarire subito:
L’articolo non è stato scritto da una psicologa invidiosa, ma da un tecnico e per quanto possa aver scritto qualcosa di opinabile o criticabile (a tutto possiamo muovere una critica costruttiva).
La psicologia o la psicoterapia non sono l’unica soluzione, ma una parte di una più ampia rete di supporto.

c’è da fare un distinguo: se andate a correre tutti giorni nonostante le intemperie, nonostante il lavoro massacrante che vi aspetta o che ha caratterizzato la vostra giornata non siete dipendenti.

Nell’articolo è anche abbastanza spiegato, ma è necessario leggerlo con attenzione senza pregiudizi.

Lavoro nel campo delle dipendenze e so come si possa sfruttare la corsa per sostituire una dipendenza poco sana con una più benefica, ma la DIPENDENZA è SEMPRE problematica, perché per quanto l’attività fisica sia salutare se fatta in modo scorretto diventa deleteria.

Di fatto c’è poca letteratura, in Italia, come viene detto anche nell’articolo.
E’ però vero che la dipendenza va riconosciuta. Non va demonizzata, ma nemmeno sottovalutata.
Non è facile accettarla, come non è facile riconoscere accettare gli strumenti utili per affrontare e superarla, vedasi quelle bellissime magliette che indossiamo orgogliosamente e con spavalderia dove c’è scritto “non ho bisogno del terapeuta, io vado in montagna”. Bene. Abbiamo fatto centro.
Si parla di dipendenza quando si arriva a protrarre l’atteggiamento anche quando si lede sé stessi.

Per quanto sia difficile riconoscere questa situazione, è però vero che possiamo osservare molti infortuni dettati da mal gestioni, e, forse, approfondire queste ‘mail gestioni’ potrebbe essere utile.

È importante non dimenticarsi che anche le azioni che hanno uno scopo promotore del benessere possono ledere alla persona stessa se, questa, non viene considerata e programmata correttamente ed adeguatamente.

Ma soprattutto smettiamola di dover essere sempre per forza al TOP, non avere problemi, difficoltà o altro perché “lo stesso coltello che può essere utilizzato per sbucciare un frutto, può tagliarti un piede”

Maurizio S.

qui sotto il link in questione

Quando la corsa diventa dipendenza: “Patologia da non sottovalutare”