17 Luglio 2021

Quando testa, cuore, pancia e gambe non solo no si ritrovano ma è come se fossero di un altro, un individuo esterno, dell’avversario che ti supera o, addirittura, di un extraterrestre.
A volte può succedere.

 L’idea

L’idea era quella di fare un bell’allenamento in notturna, macinando chilometri, godendosi il bosco, il panorama e la compagnia dei miei pelosetti.
Sapevo che la settimana trascorsa risultava pesante e ‘i miei vizi’ non avrebbero aiutato, ma ero fiducioso, o forse illuso.
In goni caso avevo deciso di partire da casa, dirigermi sotto la Punta Almana, scendere verso Croce di Marone e raggiungere il Monte Guglielmo e proseguire, per chissà quanto, per chissà dove. Avevo tutto il. Necessario per rientrare tra le 7 e mezzogiorno.

La partenza buona e la resa dei conti.

In questo momento mi viene in mente la barzelletta dei due nobili che, uscendo per andare ad una festa, lasciano un messaggio al maggiordomo. 2+2=5.

Non la conoscete?

Ecco di fatto la soluzione era la mia stessa sensazione e situazione: I CONTI NON TORNANO.
Ma magari fosse per lo stesso motivo della barzelletta. La prima salita verso l’Almana, che però non raggiungo come preventivato, è fluida e continua. Tutto fa pensare a una bella galoppata. Metodicamente mi ristoro sia di liquidi che di solidi e permetto al piccolo Otto di recuperare.
Ma, e purtroppo c’è spesso un MA, durante il passaggio tra forcella di Sale e Croce di Marone arriva una strana sensazione.

La campana di vetro e l’ovatta

Lo dico, lo canto (dovreste sentirmi) e lo scrivo: correre vuol dire intraprendere un viaggio che non è solo fisico ma soprattutto mentale.
Questa volta c’era troppo che non andava.
In un messaggio ho riassunto in questo modo:
“Non c’è ne testa, Ne cuore, Ne pancia, Ne gambe, Non ci sono per un c@XXo proprio. Sto andando pianissimo”

La risposta è ferma e illuminante ma soprattutto mi aiuta a comprendere che se sto andando a quella velocità è per permettermi di ‘osservare’ con occhi diversi e poter leggere ciò che ‘non vedo’ con ritmi più allegri. Ovattato e sotto ad una campana di vetro come se ci fosse qualcosa di nuovo e diverso a me sconosciuto. È così è stato. Che viaggio. Incazzato nero (anzi rosso) per la prestazione fisica da paramecio ( a parte i tratti di corsa fatti con Otto sulle spalle) ma terrorizzato e contento per il viaggio parallelo intrapreso. decido di rientrare molto prima del previsto e verso le 4 di mattina sono sul mio divano a chiudere il viaggio mentalmente.
#inviaggioversoisogni mi permette di vivere anche questo e come dicevo fin dall’inizio è meravigliosamente un viaggio fisico, mentale ed emotivo.

Buone corse.

 Maurizio S.