“Ciao, che lavoro fai?”
“Ciao, sono un pedagogista”
“Che bello! Lavori con i bambini allora!?!”
“Ehm, si ecco. Anche.
Diciamo che i ‘bambini’ con cui lavoro hanno un’età compresa tra 0 e 105 anni”.
Questo è il solito teatrino che si presenta quando dico che sono un pedagogista. In particolare, un pedagogista sportivo.
Una figura probabilmente poco conosciuta, forse fraintesa e spesso scambiata con quella dello psicologo sportivo. Ma quindi, chi è il pedagogista sportivo? Cosa fa?
Per maggiore chiarezza, prima definiremo qual è il ruolo e quali sono le competenze del pedagogista, poi approfondiremo quali le competenze specifiche messe in atto in ambito sportivo.
Il Pedagogista è “il professionista che conosce la realtà educativa, la ricostruisce razionalmente, la pianifica a partire da diagnosi pedagogiche accurate dei bisogni e propone opzioni epistemologiche, metodologiche e tecniche idonee e tali da rendere possibili processi di autonomia tali da rendere possibili processi di autonomia ed una assunzione di decisioni individuali e collettive”[1].
Essere Pedagogisti presuppone una gestione autonoma del proprio sapere. Questo comporta una costante rielaborazione delle informazioni rispetto a situazioni nuove e un costante confronto con una realtà lavorativa che sollecita l’acquisizione di nuovi saperi. Praticamente un continuo.
Sulla base di quanto detto, il pedagogista è lo specialista dei processi educativi e della formazione che svolge un’attività didattica, di sperimentazione e di ricerca nello specifico ambito professionale scelto per l’intervento.
E tutto questo come può essere applicato all’ambito sportivo?
L’intervento del pedagogista sportivo può essere rivolto a squadre o a singoli atleti.
Abbiamo detto che i ‘bambini’ che seguo hanno un’età che va dagli 0 ai 105 anni, quindi se pensiamo allo sviluppo del bambino e proviamo a pensare al carattere, possiamo definirlo come l’organizzazione stabile e consapevole delle attività psichiche intorno al nucleo affettivo, intellettivo e volitivo. Esso ha senza dubbio una migliore o peggiore formazione all’interno dell’animo degli individui a seconda delle caratteristiche genetiche proprie di ognuno, ma può essere migliorato attraverso il processo educativo
E qui, si è vero, sto parlando di bambini, lo sport, è parte di questo processo educativo ed il pedagogista entra in questo ambito come facilitare, promotore di relazione, nella creazione di un ambiente positivo che possa sostenere questo processo.
Il ruolo dello Sport
Lo sport assume un ruolo importante che è quello di influenzare la formazione del carattere dell’individuo e riesce a promuoverlo grazie all’esercizio del dominio del proprio corpo, nella resistenza alla fatica causata da uno sforzo.
L’esercizio del dominio del corpo è tale da condurre l’individuo ad un controllo delle passioni, intese come stadi affettivi prolungati, non sempre anormali, in relazione diretta con gli istinti, dominate da un motivo fisso e soverchiante che può essere l’amore, l’avarizia o altro. Il dominio delle passioni coincide con la virtù, e se proviamo a fare un ulteriore passo possiamo dire che, quindi, coincide col Giusto.
La Pedagogia inserita nel panorama sportivo offre un programma di intervento scientifico attraverso: percorsi di formazione allo staff tecnico in cui si analizza lo sviluppo psicofisico del minore per conoscerne la personalità e gli atteggiamenti all’interno del gruppo; percorsi di preparazione mentale dell’atleta e dell’allenatore; coordinamento tra i soggetti sportivi coinvolti nelle Società sportive; colloqui individuali o di gruppo con l’atleta e con gli allenatori.
In un contesto sportivo, quindi, è auspicabile che all’interno del sistema squadra possa essere presente la figura professionale del pedagogista in un rapporto di collaborazione con lo staff tecnico. Questo potrebbe garantire un’analisi globale della situazione sportiva e personale dell’atleta.
Il Bambino e la squadra
Ok, ma il bambino cresce, diventa fanciullo, adolescente (e rompe le scatole, direte voi) e poi diventa adulto… in questa metafora vivente, poco metafora e molto vivente, qual è il ruolo che assume il pedagogista?
Il contesto di una squadra, costituita da bambini o adulti, ha la necessità di godere di un ambiente positivo per permettere agli sportivi di godere dell’attività svolta e questo genererà contribuirà a migliorare decisamente le prestazioni dei singoli e quindi della squadra. Si parla di Passioni, Emozioni, Sentimenti e di Scelte. Forse, troppo spesso ce ne dimentichiamo. E quindi, anche per gli adulti il pedagogista lavorerà con gli stessi obiettivi elencati poco fa.
Poco fa, dicevamo che tra i compiti del pedagogista rientra anche quello di progettare “Percorsi di preparazione mentale dell’atleta”, quindi strettamente rivolto ad un singolo, che sia parte di un gruppo o meno. La ragione più comune che porta allenatori, atleti professionisti o semplici amatori a richiedere una consulenza è quella di migliorare la propria prestazione sportiva. La prestazione può essere incrementata attraverso l’applicazione di programmi centrati al perfezionamento della concentrazione, alla costruzione di strategie mentali efficaci finalizzate al problem solving, ovvero la capacità di pensare e concretizzare azioni per risolvere le problematiche comparse; alla capacità di risollevarsi in seguito ad una sconfitta (quella che può essere definita Resilienza).
Sviluppare questi sistemi permette all’atleta di mettersi in condizioni ottimali nel pre-gara consentendo di sfruttare al meglio le proprie competenze.
Si parla anche di ‘ansia da prestazione’ o ‘stress agonistico’. Questo deriva dalle aspettative del singolo e dell’ambiente circostante: imparare a conoscere le proprie reazioni in queste situazioni e a sviluppare al meglio le capacità di gestire questi momenti di tensione contribuisce a migliorare il risultato finale.
Che sia una squadra o un singolo atleta, che si tratti di un bambino o di un adulto, il pedagogista sportivo ha l’obiettivo per creare una condizione ed una consapevolezza ottimale per oltrepassare le proprie difficoltà, avanzare sempre più e superare i propri limiti.
Maurizio S.