Correre è semplice, ma…

Correre è lo spazio aperto
dove vanno a giocare i pensieri.
-Mark Rowlands-

Correre è semplice, ma non sempre il movimento si manifesta solo con una semplice e banale corsa: cosa facciamo, quindi, mentre corriamo? per quale motivo corriamo?

Sono fermamente convinto che, se corriamo, lo stiamo facendo per fuggire da qualcosa o qualcuno, per inseguire qualcosa o qualcuno, e finalmente dopo un po’ di tempo corriamo in perfetto equilibrio. Lo facciamo per NOI Stessi. La corsa è, spesso, una ricerca di equilibrio e l’equilibrio è movimento.

Quando mettiamo in moto questo splendido gesto atletico, lo possiamo fare a quattro livelli:

  1. Possiamo correre ascoltando la musica.

    Una corsa rilassante che non ci fa pensare a nulla. Svuotando la mente a tal punto da non sentire fatica e tensione. Può essere una lunga corsa lenta rilassante o una corsa esplosiva. La prima con musica movimentata, e correndo per un’oretta abbondante, la seconda (che io preferisco) con musica rock e bpm al massimo. Dopo un leggero riscaldamento, 5km a fuoco per 18’ – 21’. Seguono, ovviamente, 5’ di defaticamento. In questi casi, si rientra a casa più leggeri, quasi svuotati metaforicamente dai problemi. Non li abbiamo risolti, ma, forse, siamo riusciti a distanziare le preoccupazioni che ci attanagliavano. Questo ci permettere di affrontare il problema con più distensione e senso critico. È una corsa che va fatta su un terreno liscio e consistente per riuscire a percepire dove mettere i piedi dopo uno sguardo veloce e fulmineo.

  2. Possiamo scegliere di correre ascoltando il nostro corpo.

    Ascoltando soprattutto la parte fisica: come si comportano le gambe, che sensazioni mi rimanda il cuore. È una corsa che ci aiuta a riscoprire il nostro corpo in tutte le sue parti, ci aiuta a comprenderne il comportamento quando chiediamo loro uno sforzo significativo e continuo. Parlo di uno sforzo richiesto per percorrere una distanza come quella della mezza o, addirittura della maratona. Ascoltare il proprio corpo è necessario per monitorarlo e mantenerlo in un buon stato di salute. Percepire i segnali, riconoscerli e capire quando è il momento di affondare un allungo vincente o rallentare e proseguire in velocità da crociera.

  3. Possiamo correre stando attenti al tracciato.

    Scegliendo un percorso tecnico e impegnativo, tutte le nostre percezioni saranno concentrate per far sì che i nostri piedi siano posizionati correttamente. La propriocezione è al massimo. Anche quest’ultima va allenata e sfruttata. Ci permette di evitare posizionamenti infami che guasterebbero le nostre uscite con rovinose storte o addirittura cadute. È una corsa molto impegnativa dal punto di vista mentale, ma che, comunque, ci tiene lontano dalle noie e paranoie della nostra vita.

  4. Possiamo correre viaggiando.

    Non solo con le gambe e percorrendo chilometri e chilometri di strada, ma addentrandoci nei meandri più reconditi della nostra mente. Analizzando minuto per minuto ciò che ci è successo. Spulciando le difficoltà incontrate, i problemi da risolvere affrontandoli da un’altra prospettiva: la prospettiva della fatica che stiamo facendo e che, proprio perché abituati a fare fatica, ci spaventa meno ciò che dovremo affrontare. Spesso si rientra con una soluzione che può anche funzionare, o forse con la consapevolezza che talvolta è necessario convivere con alcune difficoltà.

E Tu, quando corri, come corri? Scappi, insegui o sfrutti la corsa per la ricerca continua di un equilibrio in movimento?

Maurizio S.